STONER di John Williams

Nel 1965 viene pubblicato negli Stati Uniti ma non se ne accorge praticamente nessuno; nel 2003 Vintage Classics lo ripubblica e nel 2006 esce di nuovo grazie a New York Review of Books Classics e ne nasce un caso editoriale.  Stiamo parlando di Stoner di John Williams, che arriva in Italia nel 2012 per i tipi di Fazi Editore, ottenendo uno straordinario successo di pubblico e di critica. Visto il gran clamore, il nostro gruppo di lettura non ha resistito alla tentazione di leggerlo (anche se qualcuno di noi lo aveva già letto qualche anno fa) e ha chiuso il 2017 proprio parlando di William Stoner, di una storia semplice eppure toccante e solo apparentemente banale che pone domande sul senso della nostra vita e sulle grandi passioni, come quella di Stoner per la letteratura. Un romanzo che da molti è stato definito perfetto. 

Su Stoner e John Williams segnaliamo due articoli:

Da Stoner a Augusto, la vita anonima di un genio letterario perduto e ritrovato

3 Comments

  1. THIS THOU PERCEIVEST, WHICH MAKES THY LOVE MORE STRONG,
    TO LOVE THAT WELL WHICH THOU MUST LEAVE ERE LONG.

    Romanzo profondo che alla fine lascia un retrogusto di dolce tristezza e di malinconia che è la stessa che proviamo per la vita di Stoner – mi pare di sentirlo, “Non importa, Francesco, non preoccuparti…” o per la vita.
    John Williams ci stupisce con un romanzo postumo che ci riguarda tutti intimamente: date retta, lasciate perdere la ricerca del senso della vita, tanto non se ne esce! Cercate piuttosto di riempire quel poco di vita che vi è concesso con la bellezza della passione, di una passione, e soprattutto dell’amore, una forza che comprende sia la mente che lo spirito e che è quello che ci fa sentire vivi e fa sentire vivi gli altri. “A una donna o a una poesia, il suo amore diceva semplicemente: Guarda! Sono vivo!”.
    La vita di Stoner può apparire piatta, noiosa e desolata dall’esterno, una vita apparentemente fatta di rinunce, di reticenze, un’esistenza destinata a spegnersi nell’indifferenza, come ci viene annunciato fin dall’inizio del libro, nell’incomprensione, nella mancanza di comunicazione, anzi un’esistenza che sembra non essersi mai accesa. Ma non è così. La vita di Stoner è un iceberg di cui è visibile solo la punta, ma il grosso è sotto! Nell’animo di Stoner brucia infatti un fuoco sano di passione che lui riversa nella Letteratura, nel racconto delle vicende umane, e che sia pur fugacemente arde con il massimo vigore quando trova un’anima gemella, Katherine. Stoner dà l’impressione di essere una persona passiva, di non riuscire a cambiare la propria vita e risolvere i problemi causati dai rapporti con le persone che lo circondano, ma a che serve tentare di cambiare le circostanze e le persone, con il rischio di creare situazioni che possono snaturarci e rivelarsi controproducenti.
    Ma Stoner è soprattutto un omaggio a William Shakespeare e un suo sonetto (73) in cui vengono affrontati i temi del tempo che passa, della morte e soprattutto dell’amore a cui occorre dedicare le proprie energie prima di morire, prima che sia troppo tardi. (Interessante, ho notato, che William Stoner ha le stesse iniziali, oltre il nome, di William Shakespeare. A chi avrà dedicato il proprio libro Katherine Driscoll con quel W.S., a Stoner o a Shakespeare? O a entrambi?).
    Quando voltiamo l’ultima pagina di un romanzo e questo continua a pervaderci mentre ci occupiamo delle nostre faccende quotidiane è segno che la storia che abbiamo appena letto è riuscita a toccare qualche corda sensibile dentro noi.

    P.S. Poi qualcuno mi spiegherà il nesso tra la copertina della versione italiana e il contenuto del libro…

  2. Molte volte ho studiato
    la lapide che mi hanno scolpito:
    una barca con vele ammainate, in un porto.
    In realtà non è questa la mia destinazione
    ma la mia vita.
    Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
    il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
    l’ambizione mi chiamò, e io temetti gli imprevisti.
    Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
    E adesso so che bisogna alzare le vele
    e prendere i venti del destino,
    dovunque spingano la barca.
    Dare un senso alla vita può condurre a follia
    ma una vita senza senso è la tortura
    dell’inquietudine e del vano desiderio
    è una barca che anela al mare eppure lo teme.

    da E. L. Masters, L’Antologia di Spoon River, trad. F. Pivano, Einaudi, Torino, 2009

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