I BUDDENBROOK di Thomas Mann

i-buddenbrookMa te, dolce lingua di Germania, / Ti ho scelta io e cercata, solitario, / Attraverso veglie e grammatiche, / La giungla delle declinazioni, / Il dizionario che non c’entra mai / La sfumatura precisa, mi ci sono avvicinato.  […] le vocali / Aperte, i suoni che permettono/ Lo studioso esametro del greco / E il tuo rumore di selve e di notti. (“Alla lingua tedesca” in L’oro delle tigri di Jorge Luis Borges)

Un nostro lettore ci suggerisce questi versi di Borges  per omaggiare la lingua di Thomas Mann, scrittore Premio Nobel per la letteratura nel 1929, al quale abbiamo dedicato il nostro ultimo incontro con la lettura di I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia, romanzo che, per la lettrice che lo ha proposto, ha sancito nell’adolescenza  l’ ingresso nel mondo della letteratura. Wow!

Pubblicato nel 1901, il romanzo racconta la vita di quattro generazioni della dinastia dei Buddenbrook,  appartenente alla ricca borghesia commerciale di Lubecca, che, nel periodo che va dal 1835 al 1877, muta radicalmente il proprio carattere e la propria situazione sociale ed economica, passando attraverso momenti di floridezza e di dissesto, fino ad arrivare alla definitiva rovina. I Buddenbrook è  in parte un romanzo autobiografico che contiene in nuce tutte le opere successive di Mann ed è uno straordinario esempio della ricchezza della lingua tedesca e della grande capacità di Thomas Mann di manipolarne perfettamente le inflessioni, i diversi registri e il fluire armonioso delle parole.  Siamo di fronte ad un vero e proprio stilista della lingua tedesca, e il nostro gruppo non poteva non apprezzarne la grandezza.

La grandezza che è proprithomas manna dei romanzi classici, con il dono di farci riflettere su temi importanti e universali attraverso la vita dei personaggi e le loro vicessitudini quotidiane, sottolinea una lettrice, senza il bisogno “argomentare” e “predicare” e questo fa di Mann uno scrittore senza tempo. Un romanzo rassicurante, che non si vorrebbe mai lasciare una volta iniziata la lettura, colpiti dalla grande ironia fatta di brevi frasi e dirette. Un romanzo  che  continua nella tradizione del  realismo ottocentesco tedesco, russo e francese, ma che però nella rappresentazione dei personaggi, lascia intravedere delle intense caratterizzazioni psicologiche che collocano l’opera nel Novecento. Ricordiamo che  L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud è del 1899, Psicopatologia della vita quotidiana del 1901..

Una storia che richiama alla mente la Sinfonia degli addii di Haydn, suggerisce un lettore, dove i personaggi escono gradualmente di scena come i musicisti che a uno a uno lasciano il palcoscenico, e alla fine rimane solo una coppia di violini che esegue i passaggi conclusivi.  Una struttura a piramide, fa eco un altro lettore, dove la storia gradualmente si assottiglia.

Una straordinaria galleria di personaggi, dove anche le figure secondarie hanno un ruolo fondamentale, e come scrive Claudio Magris nella prefazione all’edizione Garzanti: I Buddenbrook è il più amabile e godibile dei libri di Mann, ma anche il più difficile, perché in esso la diagnosi politica e culturale è calata nel gesto quotidiano e nel dettaglio semplice, come accade nella vita; la profondità della riflessione è nascosta nella superficie, anziché essere semplicemente dichiarata […] È il libro della vita, della sua caducità pur così piena di senso; del suo trascorrere pieno di malinconia ma anche di grazia”.

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